Il futuro della Medicina

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Il Dottor Fabio Lodo è un Medico specializzato in Medicina Interna, Agopuntura e Medicina Tradizionale Cinese. Riferimento a livello nazionale nel settore dell'Agopuntura, è noto come autore, docente, divulgatore e certamente grande appassionato di tè.

Poco tempo fa ho letto un articolo del National Geographic che mi ha fatto pensare su come gli antichi rimedi della medicina tradizionale stanno cambiando la medicina moderna. Uno scienziato del Minnesota ha fatto recentemente un esperimento in cui è riuscito a fare un esperimento in cui riesce a tenere in vita un cuore (porcino) espiantato per un tempo doppio rispetto al normale grazie all’infusione di un estratto di bile di orso.

La Medicina Tradizionale Cinese

Tutte le culture del mondo hanno una loro medicina tradizionale. La medicina cinese grazie ai suoi 3000 anni di storia può offrire agli scienziati un grosso bagaglio di esperienza o meglio, di medicina basata sull’evidenza. Questa medicina è stata la medicina della cina sino all’inizio del 1900, quando l’ultimo imperatore dei Qing è rimasto affascinato dalla pragmaticità della medicina occidentale. Ultimamente le attenzioni del presidente cinese Xi Jinping stanno riportando l’attenzione su questa medicina. Il 21° secolo è già stato dichiarato l’anno d’oro della medicina tradizionale cinese. La farmacologia cinese è di estremo interesse per diversi gruppi universitari di ricerca in tutto il mondo e l’impiego di farmaci come integratori alimentari è molto popolare. Dall’altro lato c’è chi accusa la farmacologia cinese di stregoneria. Questo non è del tutto sbagliato: ci sono consumatori che spenderebbero qualunque cifra per acquistare il corno del rinoceronte per i millantati effetti afrodisiaci. Oppure il serpente di mare per i suoi effetti antidolorifici. Forse in buona parte un semplice effetto placebo. Ma non sempre è così.

Il caso dell’olio di serpente

Prendiamo l’esempio di un serpente marino 水蛇. L’espressione “vendere olio di serpente” è sinonimo di una frode. Questo deriva dal fatto che i primi operai cinesi emigrati in america si portarono dietro i loro personali rimedi per i dolori, compreso l’olio di serpente. Presto anche gli americani iniziarono a volerlo provare e uno in particolare – un certo Stanley – mise su una fabbrica di olio di serpente e fece una montagna di soldi truffando la gente sino a quando l’associazione Food and Drugs lo smascherò mettendo al ridicolo l’olio di serpente. Tuttavia i serpenti usati da Stanley erano serpenti a sonagli, ben diversi dai serpenti marini usati dai cinesi. Il serpente amrino 水蛇 vivendo al freddo ha un’elevatissima quantità di omega 3 – un grasso comune tra gli animali a sangue freddo come il salmone che vivono in posti a basse temperature perchè non congela come gli omega 6 – che vengono assorbiti attraverso la pelle e hanno proprietà antinfiammatorie.

Il caso delle Artemisine

Oppure pensiamo al caso delle artemisine, un’erba ritenuta efficace per il trattamento della malaria e che nel 2015 ha garantito il premio Nobel per la medicina alla ricercatrice cinese Youyou Tu leader del gruppo di ricerca che ha creato la nuova classe di antimalarici chiamati artemisine. Quando si parla di medicina popolare è meglio stare attenti a non prendere decisioni affrettate e non fare di tutta l’erba un fascio. Se pensiamo alla Aspirina, probabilmente il farmaco antidolorifico più comun sul mercato, è un moderno farmaco di sintesi ma che deriva dalla corteccia del salice ed era già usato dagli egizi e da Ippocrate stesso.

PHY-906

Forse come sempre è necessario riuscire ad unire i due mondi, le due culture. Questo almeno è quello che sta cercando di fare il Dottor Cheng, un ricercatore cinese. Partendo dal presupposto che più un paziente affetto da neoplasia riesce a fare la chemioterapia e più sopravvive, ha cercato nella farmacopea cinese una ricetta che potesse aiutare i pazienti a superare gli effetti collaterali della chemioterapia, principalmente diarrea e la nausea. Chi cerca trova. Da un testo del 200 d.C. – lo Shang Han Lun 傷寒論 – Cheng ha individuato una formula basata su 4 semplici erbe e ha chiamato questo fitocomposto PHY-906, iniziando a studiare i suoi effetti prima sui topi, poi su pazienti umani. Quello che Cheng ha scoperto è di grande interesse: non solo i sintomi collaterali da chemioterapia (CT) si riducono nettamente nei pazienti che hanno assunto la formula rispetto al gruppo di controllo, ma anche la riduzione della massa tumorale post-CT è maggiore nei pazienti che hanno assunto le erbe. Tutto questo ha generato molto interesse sia della comunità scientifica che nelle case farmaceutiche come Johnson e Johnson o la Bristol Myers.

Antichi rimedi e nuove prospettive

Ogni epoca ha la sua medicina e un corrispondente livello tecnologico. L’errore più comune del pensiero scientifico è certamente quello di considerarsi sempre corretto. La scienza, in ogni epoca, si è spesso considerata all’arrivo di quel lungo percorso che chiamiamo progresso. Oggi possiamo sicuramente considerarci fortunati. Possiamo infatti contare sull’efficacia della ricerca di una moderna biomedicina e sull’esperienza di diverse medicine tradizionali, prima tra tutte la medicina cinese. Starà ai medici e ai ricercatori di domani saper trovare il giusto compromesso che permetterà all’umanità di ottenere il massimo dalla comunicazione di entrambe queste discipline. 

 

 

Bibliografia

  • National Geographic. How ancient remedies are changing modern medicine. January 2019.
  • Interaction of a traditional Chinese Medicine (PHY906) and CPT-11 on the inflammatory process in the tumor microenvironment. Wang E. et al. BMC Med Genomics 2011

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